La mostra Tra pietra e pietra, personale del fotografo Roberto Toja, a trova una dimensione espressiva ottimale all’interno della prima edizione del Festival di Cinema Rurale Corto & Fieno.
Il suo ricercare, ormai da dieci anni, ambienti rustici abbandonati della Valdossola, in modo particolare di Montecrestese, si rivela essere lo sfondo migliore su cui far scorrere pellicole che trattano temi legati al mondo agreste, un mondo con gesti e ritmi propri di un’antica manualità. Il fotografo sottolinea come un territorio, o una forma tipica di paesaggio, possa diventare oggetto di studio e contemporaneamente di ricerca personale. Sapere tramandare in modo chiaro la memoria oggi è capacità di pochi, le opere di Toja sanno farlo, e lo fanno sempre con modalità differenti, alcune volte servendosi di ciò che può sembrare mera documentazione, come nella serie Cattedrali incustodite, altre con dettagli ricercati, studiati, a volte simulati, che in Lasciti e in De cubiculi fragmentis ci offrono il punto di vista personale dell’artista. In queste fotografie c’è un senso di sospensione, non a caso viene privilegiato il bianco e nero, tecnica che rende bene l’idea di qualcosa che si è fermato, che non è cambiato con il passare degli anni, così come non è un caso che il fotografo sia restio a cedere totalmente al fascino del digitale e resti “legato” a una vecchia Hasselblad 500C.